giovedì 12 settembre 2013

ve lo dico io...

ve lo dico io che costruiamo con le nostre stesse mani la cella, il carcere in cui viviamo... mattone per mattone. e ci segue ovunque andiamo. la nostra è la conquista di una libertà fittizia..
si va e si conquista, si va e si perde ma la cella è sempre con noi..

scrivere per me è come fumare solo che mi dà più soddisfazione.

scrivere per me è un rifugio, quando sento la mia energia ingolfata e il respiro mancarmi, quando mi guardo attorno e non vedo nessuno, quando la mia memoria è visitata da coloro che ho amato ma adesso non non ci sono più perché morti o autoestintisi o eliminati, quando fa figura che non ho nessun numero di telefono da fare e nessuno ad ascoltarmi... perché sarebbe troppo lungo e complicato.. allora riapro le pagine di un quaderno e con rabbia e forza mi esprimo liberamente e sento e vedo quell'orecchio e quello sguardo attento che segue ogni mia parola e vi intuisce i molteplici significati celati in semplici aneddoti di vita quotidiana... e trovo un dolce calore dato dal conforto e lentamente le lacrime scivolano via.
scrivere è il mio modo per tenere il contatto anche con coloro che non ci sono più nella mia vita.
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l'eroina dalla rice cooker

si che poi l'immagine di quella donnina orientale mi è rimasta appiccicata in testa, la chiamavo la cinese..
che ignorante sono!! non smetterò mai di ripetermelo... magari è invece thailandese o chessò.. ed io chiamandola cinese cancello, confondo, rinnego un mondo, una vita, una storia, una geografia.... inneggiando alla grande Cina, perchè io da brava ignorante la Cina solo conosco e dai libri di storia e geografia (e solo un pochino) ma là fuori, invece, l'Oriente è grande, vario, sfaccettato...
insomma la sua solitudine, il suo rigore, la sua compostezza mi hanno lasciata esterefatta, un'eroina di questi tempi... avrà lasciato anche lei bambini da nutrire ad aspettarla a casa come tante conoscenze moldave o ghanesi o nigeriane o caraibiche? manderà anche lei il gruzzoletto guadagnato e risparmiato durante la settimana a casa? una volta al mese chiamerà al paese la famiglia da una di quelle postazioni telefoniche in cui le telefonate oltre oceano costano meno (sempre che a Pachino o giù di lì esistano)?
Sì la mia estate quest'anno è stata fortemente segnata dalla condivisione di questa condizione di migrante.
guardare a quelle persone che girovagavano lungo la Traversa Pizzuta o il Viale Scala Greca a qualsiasi ora del giorno e della notte, a volte in piccoli gruppi vestiti con abiti tradizionali, a volte soli abbigliati all'occidentale improvvisato, a volte sorridenti e speranzosi, a volte soli e disperati si è rivelato essere una continua occasione di riflessione.


mercoledì 11 settembre 2013

note

il mese scorso mi trovavo, in Sicilia, in un campeggio affollato di fricchettoni, avevo messo sù la caffettiera e stavo, appunto, aspettando che uscisse il caffè seduta su una panca di legno... ero un pò sovrappensiero... giorni di grandi sbarchi e per me quindi di grandi interrogativi (io mi sento, cioè sono un'emigrata... una che con la valigiona si è portata un'intera famiglia all'avventura, alla ricerca di un luogo che l'accogliesse... mi chiedevo appunto questi vicini nord africani cosa si stessero ritrovando una volta sbarcati a marzamemi)... e come sempre mi guardavo intorno incuriosita e rapita dall'umanità che mi circondava... quando ho visto apparire davanti a me la massaggiatrice che avevo visto qualche settimana prima aggirarsi tra le palme del lido in voga per la stagione, occhi a mandorla, minuta, 1.40 di altezza  si è avvicinata alla cucina ed ha riscaldato un pò di latte, poi ha preso la "sua" rice cooker, riposta dentro una busta sopra il frigo e ne ha messo a cucinare un pò....A quel punto l'ho dovuta lasciare, il caffè era pronto... dovevo svegliare in tenda Iv e quindi mi sono allontanata. L'ho intravista verso le 9.30 pantalone bianco, camicia bianca, asciugamino bianco poggiato su una spalla, cappello con la falda ampia bianco ed uno zainetto nero... andava in spiaggia a lavorare... 40 gradi, sole alto sino alle 6.30 di sera quando l'ho ritrovata sempre in cucina, sempre sola, cambiata d'abito che si dava da fare per prepararsi il pasto della sera.